Asfodelo (S’iscraria)
L’asfodelo è tra le piante erbacee più rappresentative della Sardegna e cresce un po’ ovunque, ma in particolare in Barbagia, caratterizzando l’ambiente con le sue bianche fioriture di maggio che svettano sui lunghi fusti dando l’illusione di una tarda nevicata primaverile.
Gli antichi greci immaginavano le anime dei trapassati aggirarsi nell’oltretomba su bianchi prati di asfodelo, macchiati dalla loro storia terrena. Inoltre Forse non a caso nel paese di Gadoni, all’imbrunire prima della notte dei defunti, i giovani del paese infiammano grossi fasci di asfodelo “is fracheras” e corrono per le strade, cercando di non far spegnere il lume, come per scacciare gli spiriti maligni.
Il nome scientifico della varietà più diffusa in sardegna è Asphodelus microcarpus, in sardo irvuthu, irbuttu, o iscraria in alcune delle sue tante varianti.
Fino a pochi anni fa, i botanici sistematici lo collocavano nella grande famiglia delle Liliaceae, di cui l’essenza più rappresentativa è il giglio, ma altrettanto conosciuti, forse anche più, sono i generi mangerecci, dell’aglio, della cipolla, dello scalogno, molto usati in cucina.
Recentemente è stato inserito nelle Xanthorrhoeaceae per via di alcuni caratteri che lo rendevano un eccezione tra le Liliaceae.

Credits: Regione Autonoma della Sardegna
LICENZA: CC BY-NC-SA
L’Asphodelus microcarpus, non il solo Asphodelus diffuso in Sardegna, cresce a diverse altimetrie, in pascoli, luoghi incolti aridi e nella gariga. Si trova in Sardegna, Sicilia e isole minori, nella penisola è diffuso principalmente sul versante adriatico ad eccezione della Puglia.
La pianta è caratterizzata da una zona apicale, nella quale si inseriscono i fiori su assi ramificati detta pannocchia, un fusto alto meno di un metro, alla base del quale si inseriscono le foglie, di origine radicale. Nel terreno si collocano infine le radici tuberizzate, delle quali fanno incetta i cinghiali dando luogo in zona anche a grossi scavi. Queste contenenti sostanze di riserva, permettono alla pianta di superare facilmente gli inverni e le loro gelate. Nel tardo autunno ed inverno fusto e pannocchia si seccano e su di essa rimangono attaccati i frutti detti capsule, che hanno lasciato cadere i semi.
In queste stagioni l’asfodelo risulta essere un buon innesco per l’accensione dei fuochi degli escursionisti e degli agricoltori, che bruciano i resti della potatura.
L’asfodelo è stata nel recente passato una pianta dagli importanti usi, oggi quasi scomparsi, che però sopravvivono ancora nelle sapienti mani degli artigiani e delle artigiane soprattutto.
Inoltre i suoi tuberi hanno, in tempi passati, hanno aiutato a sfamare le classi più povere e proprio per questo associato ai morti.
Dall’asfodelo si produce un ottimo miele ed è proprio la Sardegna a detenere il primato di produzione, l’aspetto di questa leziosità è dato dal colore chiaro e dai riflessi madreperlacei, ha aroma delicato dal sapore particolare, diverso da qualunque altro miele. Questo prodotto ha proprietà calmanti antispasmodiche ed è un buon cicatrizzante esterno.
In alcuni paesi della Sardegna fra i quali: Urzulei, Ollolai, Olzai; la pianta viene usata per fabbricare le ceste tipiche, dette crobes, palinas o horveddas, forse più universalmente conosciute come corbulas. Tali ceste oggi solamente esposte in cantine e cucine arredate in stile rustico, erano di varie forme e misure venivano usate per conservare grano e farina e trasportare il pane, ma anche come base per realizzare sos ciciones (pasta simile a gnocchetti).
La lavorazione è tipicamente detta “iscrarionzu”; il fusto viene raccolto a primavera e fatto essiccare, successivamente scortecciato, la scorza viene poi usata per intrecciare insieme le parti interne “sos meuddos” (midolli), formando la cesta. L’attività era tipicamente affidata alle donne che si riunivano in gruppi per le strade dove effettuavano la lavorazione, il commercio e il trasporto nei paesi vicini che non praticavano quest’arte era affidato agli uomini; che non erano impiegati al seguito delle greggi lontano da casa.

Credits: Regione Autonoma della Sardegna
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