Bacu Mudaloru – Urele
Un percorso di grande impatto in cui attraversiamo per tutta la sua lunghezza il Bacu Mudaloru per poi salire lungo la Scala ‘e Urele sino alla bellissima grotta di Urele per poi ritornare lungo la cresta sinistra del bacu.
Partenza
L’appuntamento è fissato per la mattina di buon ora e ci dirigiamo con il fuoristrada da Baunei nella piana del Golgo verso Bruncu Piredda e l’omonimo Cuile percorrendo la strada sterrata che per buona parte è percorribile con auto normali e solo nell’ultima parte risulta sconnessa.
Posteggiamo in uno spiazzo da cui parte un sentiero verso Nord-Est e che dopo meno di 1 km ci da accesso al Bacu Mudaloru con una direzione Nord-Nord-Ovest ed in leggera ma costante discesa.
Dopo una prima parte alquanto semplice il bacu ci mostra le sue fauci sprofondando in discese impegnative su pietraie bianche come la neve, intervallate da strette anse che in cui l’acqua ha lasciato il suo segno sotto forma di grotte ed antri.
Ogni tanto si attraversano delle piccole zone in cui pochi alberi sono riusciti a resistere per molti decenni e vincere la forza delle acque e l’asprezza del terreno. Fichi selvatici dai tronchi e rami grandissimi e ritorti dal tempo e piccoli boschetti di frassini ci offrono uno spettacolo naturale fantastico.
Nurra ‘e Battista Pira(s)
A circa metà della discesa si notano dei resti di muretti costruiti nelle rientranze della parete destra scavate dall’azione dell’acqua e che dovevano servire come riparo per le capre. Proprio in questo punto, guardando in alto, nel punto in cui inizia una ripida formazione rocciosa, ad una quindicina di metri di altezza, si può notare un’apertura scura. Risalendo la suddetta formazione si capisce ben presto di cosa si tratta, l’apertura di una grotta chiamata Sa Nurra ‘e Battista Pira(s) che sprofonda per una trentina di metri in un ampio salone di cui intravediamo le pareti costellate di formazioni calcaree. Riferimenti (RILIEVO – SCHEDA del Catasto Speleologico della Regione Sardegna)
La Scala ‘e Fustes
Man mano che si prosegue lungo il Bacu sempre più spesso si affrontano discese ripide su pietraie più aspre ed impegnative sino ad arrivare ad un terrazzamento creato dall’accumulo di materiale alluvionale e da un salto roccioso e che viene superato scendendo lungo una vecchia scala ‘e fustes alla sua destra.
Dopo poco si raggiunge un terrazzamento che segna la fine del Bacu, che si getta in mare con grossi massi su cui è possibile camminare per poter accedere alla grotta sulla destra che ospita la spiaggetta che si è formata durante una delle ultime alluvioni.
La Cengia
Prima di scendere alla spiaggetta decidiamo di andare a visitare le grotte presenti sulla parete a sud del Bacu (S’Abba ‘e Mudaloru) risalendo leggermente il fianco orografico destro su un sentiero che presto intercetta una cengia e che, con una secca svolta a destra, nel punto in cui un ginepro sfida la gravità e la durezza del luogo, ci da accesso alla parete sud con un passaggio alquanto coreografico e meno pericoloso di quanto possa sembrare. Matteo Cara mi ha confermato che il nome “Passaggio del Gatto” con cui alcuni identificano questo passaggio è un toponimo di fantasia e probabilmente è stato dato dagli stranieri che percorrono il Selvaggio Blu e per la posizione che alcuni di questi devono assumere per poterlo attraversare.
Le Grotte S’Abba ‘e Mudaloru
Percorriamo il facile sentiero che ci porta alle belle grotte conosciute come S’Abba ‘e Mudaloru in cui, in effetti, è possibile trovare diversi punti di sgocciolamento e raccolta acqua ed in cui cresce una flora rigogliosa.
Torniamo sui nostri passi sino a raggiungere il mare alla fine del bacu e consumiamo un leggero spuntino sulle grandi rocce che si affacciano nel blu cristallino.
S’Ischala ‘e Urele
Vediamo sulla sinistra orografica la lunga e ripida pietraia che si inerpica per diverse decine di metri e che sarà la nostra via di uscita e che prende il nome di Ischala ‘e Urele. Infatti, ritorniamo sui nostri passi lungo il sentiero e poi attraversando la cengetta, ci ritroviamo nuovamente nel Bacu ed ai piedi della pietraia che, non senza difficoltà e fatica ci porta a risalire il fianco orografico sinistro di Mudaloru. Il punto di uscita della pietraia si trova sulla destra nei pressi di alcuni alberi e da cui parte un sentiero che ci porta sul fianco orientale della parete all’interno di un fitto bosco.
La risalita prosegue lungo questo sentiero, a tratti difficile da individuare, che ci porterà al passaggio obbligato tra due pareti di roccia che riusciamo a scorgere in alto tra il fogliame. Una volta giunti nei pressi del passaggio è possibile ammirare lo spettacolo del paesaggio marino, della costa e di Mudaloru che ora ci appare ormai lontano ma sempre magnifico.
Grotta di Urele
Da questo punto si deve risalire ancora per giungere alla vicina grotta di Urele che nella sua grandiosità ci accoglierà per un frugale spuntino ed una meritata sosta. La grotta è molto ampia ed ospitava nel passato due pastori e le loro greggi e si sviluppa in due cavità, una principale di circa 70m di lunghezza ed una cavità più piccola sulla destra che si sviluppa su un livello inferiore.
Bruncu d’Urele
Si riparte per la seconda parte del nostro percorso proseguendo sul sentiero che inizia alla nostra sinistra uscendo dalla grotta e che si inerpica sulla parte superiore della stessa. Da qui inizia un sentiero ben evidente che prosegue lungo la cresta di Bruncu d’Urele con un paesaggio mozzafiato su Bacu Mudaloru, Su Pentrosu e Serra ‘e Lattone. Dopo poco raggiungeremo il Cuile d’Urele. Da qui, facendo attenzione a non percorrere il sentiero che in discesa ci porterebbe verso il Cuile Ololbizzi, ma proseguendo nella stessa direzione seguita precedentemente (SUD) ci porterà sino a Punta Frades Canos nei pressi della quale devieremo sulla sinistra per andare a visitare il cuile omonimo.
Da questo punto percorreremo la carrareccia che con facilità ci riporterà all’auto.