Montalbo Escursione
Montalbo Escursione – La Sardegna, durante il mese di Agosto, vede una notevole diminuzione delle escursioni poiché le alte temperature e la scarsità di luoghi in cui rifornirsi di acqua lungo i percorsi rendono il trekking e l’hiking attività da fare con estrema prudenza, conoscendo perfettamente i luoghi e pianificando minuziosamente il tragitto da percorrere e le scorte d’acqua da portarsi dietro.
A fine Agosto ci si presenta la possibilità di tentare un percorso che pianificavamo da tempo in uno dei luoghi più aspri, duri, ma anche affascinanti della Sardegna: Il Montalbo.
Il Montalbo è un massiccio calcareo di circa 20 km che va da Siniscola a Lula e la cui cresta si estende per circa 13 km nel territorio delle Baronie, caratterizzato da burroni e pareti scoscese, campi solcati e vasti altipiani con quote mediamente sui 1000 metri, è un Sito di Interesse Comunitario (SIC) ed ospita endemismi quali il geotritone del Montalbo.
Il percorso pianificato prevede un anello di circa 10 km con un dislivello positivo di circa 610m ed uno negativo di circa 665m da effettuare in 7 ore. Il terreno che andremo ad affrontare sarà prevalentemente costituito da roccia calcarea, campi solcati, radure erbose con un paio di discese e salite a forte pendenza su terreno instabile (pietraie calcaree).
Partenza ore 8:00
Dopo aver raggiunto Siniscola con la SS 131 DCN, percorriamo la SP 03 che porta a Lula; posteggiamo l’auto nello spazio antistante la Fontana Sa Mela e da qui ci incamminiamo lungo la stessa SP03 verso nord per raggiungere l’incrocio con la sterrata che porta verso la parete Est del Montalbo. Dopo un breve tratto ed una biforcazione con chiaramente indicata, a sinistra le Fonti Su Tassu ed a destra, la nostra meta, Punta Cupetti, ci incamminiamo su per una salita facilmente percorribile.
Arrivati alla base della parete rocciosa la mulattiera si trasforma in sentiero e prosegue, ben evidente, lungo la parete, su cui è indicato il nome su un cartello: Scala de Su Tassu.
La salita, seppure ripida in alcuni punti, è agevole e mantenuta in ottimo stato dal lavoro dell’Ente Foreste che ha provveduto anche all’installazione di balaustre in tronchi di leccio nei punti più esposti, rendendola estremamente piacevole.
Arrivati in cima ci si apre di fronte ai nostri occhi uno spettacolo immenso, l’altopiano di Sas Vinizolas, completamente ricoperto da Elicriso che, seppur la stagione della fioritura sia passata da tempo, inonda l’aria del suo inebriante profumo.
Punta Pizzu
Ci incamminiamo lungo il sentiero sino ad arrivare ad un incrocio segnalato da cartelli dell’Ente Foreste ed proseguiamo a sinistra verso Punta Pizzu (Punta Su Piciu) e seguendo il sentiero ben visibile si attraversa Sas Vinizolas in direzione Est. La vista da Punta Pizzu è straordinaria e ci da la possibilità di ammirare (iniziando da nord-est in senso orario) il Lago di Posada ed il massiccio di Monte Nieddu alle sue spalle, la valle di Torpè e Posada, in lontananza il Golfo di Olbia, San Teodoro e l’Isola di Tavolara, la costa con Budoni, La Caletta, Siniscola, Monte Senes ed in lontananza, verso sud-sud-ovest, il massiccio del Corrasi.
Punta Cupetti
Dopo una breve sosta ci incamminiamo ripercorrendo lo stesso sentiero sino a raggiungere nuovamente l’incrocio con i cartelli ed affrontiamo il percorso verso Punta Cupeti (Punta Cupetti. Poco prima di affrontare la facile salita verso la punta ci fermiamo a visitare il Cuile Cupeti che sorge ai margini dell’altopiano di Sas Vinizolas. Il Cuile è piccolo e sfortunatamente si trova in uno stato di semi abbandono anche se l’Ente Foreste ha installato un paio di segnali con l’indicazione degli antistanti ovili, ridotti ormai a poco più che un’area definita da un muretto a secco.
Dopo una breve salita ci troviamo in cima a Punta Cupeti (Punta Cupetti), anche qui segnalata con una piccola struttura di sassi, ed ammiriamo il paesaggio mentre il forte vento ci sferza e quasi ci impedisce di rimanere in piedi.
La vista che ci si apre di fronte, anche in questo caso, è magnifica e sterminata. Valli, picchi, gole, magnifiche distese verdi in lontananza e possiamo ammirare una parte del percorso che ci attende.
C’è molta strada da fare e dopo le foto di rito affrontiamo la discesa lungo i canaloni scavati dell’acqua sino ad arrivare nell’altipiano Ena Cupetti che attraverseremo da nord verso sud-ovest e mantenendo come obiettivo due perastri, unici alberi in tutta la valle completamente ricoperta da cespugli di elicriso. Da qui in poi non troveremo più nulla di segnato od alcun sentiero visibile.
Sa Ena Cupetti
L’attraversamento dell’altopiano non presenta difficoltà di sorta se non la presenza massiccia di cespugli (per lo più elicriso) che, in assenza di un’adeguata protezione data dai calzini, potrebbero graffiare le gambe.
Arrivati sul bordo della gola del Riu Siccu ci fermiamo ad ammirare il nuovo paesaggio che ci si apre di fronte. La gola è ripida e profonda 170m dal punto in cui siamo, sulla destra abbiamo S’Adde con i suoi cuili ed in fondo la SP03, di fronte l’altra parete della gola che dovremo affrontare a breve e che, come avevamo già individuato durante la pianificazione a tavolino, sarà la parte più dura dell’intera escursione.
La discesa
Non troviamo nulla di segnalato, nessun millone (omino di segnalazione) e la dura pietra non presenta nessun segno di passaggio e quindi la discesa avviene con un’attenzione ancor maggiore come è d’obbligo in situazioni di terreno così difficoltoso. Unica distrazione un Biacco Carbonarius che si riscaldava al sole e che, appena mi sono avvicinato, ha trovato rifugio tra le rocce di una pietraia.
I Cuili di S’Adde
Una volta arrivati in fondo alla gola ci siamo diretti, seguendo il corso del Riu Siccu (ovviamente non vi era presenza di acqua!!), verso S’Adde ed i cuili che avevamo visto poco prima dalla cresta.
Purtoppo la delusione e la rabbia è stata molta alla vista dello stato degli stessi.
Ogni cuile era circondato da una recinzione in rete di ferro, in molte parti abbattuta, e tutti i cuili risultavano dati alle fiamme e quindi in gran parte distrutti.
Questo non vuole essere un rimprovero nei confronti dell’amministrazione comunale, che anzi si è adoperata per preservare i cuili (anche se le reti di acciaio sono davvero brutte e chiaramente non oppongono molta resistenza ai vandali) ma una denuncia nei confronti di chi, data la vicinanza dei cuili alla strada provinciale, ne fa un uso distruttivo e scellerato accendendo fuochi al loro interno e bivaccandovi durante i picnic domenicali.
L’ascesa – Sa Ena Longa – Sa Ena Manna
Dopo la breve pausa ai cuili riprendiamo il nostro cammino lungo la gola del Riu Siccu sino a raggiungere una formazione rocciosa sulla parete destra che, dalla nostra pianificazione, indicava in punto di attacco per la salita della parete.
È stato fin da subito chiaro che non sarebbe stata una salita agevole a causa della forte pendenza (mediamente del 60%) e della tipologia di terreno.
Giunti in cima ci si apre sulla destra l’altimpiano Sa Ena Minore, che terremo sempre alla nostra destra scendendo lungo la dorsale di una collina che ci porta verso Sa Ena Longa, altro altipiano quasi del tutto privo di vegetazione arborea ed, altresì, completamente ricoperta dalla tipica vegetazione cespugliosa. Da questa ci dirigiamo verso un’altro pianoro chiamato Sa Ena Manna, l’ultima di questa serie di valli che caratterizzano la parte superiore del Montalbo settentrionale. Sa Ena Manna ha la caratteristica di presentare moltissimi perastri da cui è meglio tenersi alla larga a causa delle loro lunghe spine.
Dalla parte nord di Sa Ena Manna iniziamo la nostra ultima ascesa lungo un canalone prima e durissimi campi solcati poi che ci faranno raggiungere la sella da cui scenderemo, nuovamente, verso S’Adde.
La salita risulta dura per la stanchezza accumulata lungo il percorso e per la presenza di campi solcati molto profondi ed ampi oltre alla quasi totale assenza di ventilazione che a metà giornata rende il tutto più difficoltoso.
S’Iscala de Su Ramallete
Giunti in cima ammiriamo la valle S’Adde dalla parte opposta da dove, qualche ora prima, l’avevamo osservata ed iniziamo la discesa prudente ma non difficile lungo S’Iscala e Su Ramallete dove ritroviamo una parvenza di sentiero, probabilmente creato dal passaggio del bestiame che vediamo poco più giù.
La “scala” non è altro che una serie di tornanti stretti a ridosso della parete perpendicolare da cui, nel tratto più caratteristico, si aggetta una formazione rocciosa completamente ricoperta da una stupenda pianta rampicante che non sono riuscito ad identificare. Infine arriviamo alla Strada Provinciale 3 che, percorrendola per alcuni km ci riporterà all’auto, non prima di aver guardato S’Adde da un’altra, stupenda prospettiva, verso la gola di Riu Siccu; veduta che tutte le persone che passano dalla SP3 possono ammirare….
…ma poche ore fa noi eravamo lì.
Il percorso è scaricabile da Wikiloc al seguente link: DOWNLOAD
Montalbo
La Sardegna, durante il mese di Agosto, vede una notevole diminuzione delle escursioni poiché le alte temperature e la scarsità di luoghi in cui rifornirsi di acqua lungo i percorsi rendono il trekking e l’hiking attività da fare con estrema prudenza, conoscendo perfettamente i luoghi e pianificando minuziosamente il tragitto da percorrere e le scorte d’acqua da portarsi dietro.
A fine Agosto ci si presenta la possibilità di tentare un percorso che pianificavamo da tempo in uno dei luoghi più aspri, duri, ma anche affascinanti della Sardegna: Il Montalbo.
Il Montalbo è un massiccio calcareo di circa 20 km che va da Siniscola a Lula e la cui cresta si estende per circa 13 km nel territorio delle Baronie, caratterizzato da burroni e pareti scoscese, campi solcati e vasti altipiani con quote mediamente sui 1000 metri, è un Sito di Interesse Comunitario (SIC) ed ospita endemismi quali il geotritone del Montalbo.
Il percorso pianificato prevede un anello di circa 10 km con un dislivello positivo di circa 610m ed uno negativo di circa 665m da effettuare in 7 ore. Il terreno che andremo ad affrontare sarà prevalentemente costituito da roccia calcarea, campi solcati, radure erbose con un paio di discese e salite a forte pendenza su terreno instabile (pietraie calcaree).
Partenza ore 8:00
Dopo aver raggiunto Siniscola con la SS 131 DCN, percorriamo la SP 03 che porta a Lula; posteggiamo l’auto nello spazio antistante la Fontana Sa Mela e da qui ci incamminiamo lungo la stessa SP03 verso nord per raggiungere l’incrocio con la sterrata che porta verso la parete Est del Montalbo. Dopo un breve tratto ed una biforcazione con chiaramente indicata, a sinistra le Fonti Su Tassu ed a destra, la nostra meta, Punta Cupetti, ci incamminiamo su per una salita facilmente percorribile.
Arrivati alla base della parete rocciosa la mulattiera si trasforma in sentiero e prosegue, ben evidente, lungo la parete, su cui è indicato il nome su un cartello: Scala de Su Tassu.
La salita, seppure ripida in alcuni punti, è agevole e mantenuta in ottimo stato dal lavoro dell’Ente Foreste che ha provveduto anche all’installazione di balaustre in tronchi di leccio nei punti più esposti, rendendola estremamente piacevole.
Arrivati in cima ci si apre di fronte ai nostri occhi uno spettacolo immenso, l’altopiano di Sas Vinizolas, completamente ricoperto da Elicriso che, seppur la stagione della fioritura sia passata da tempo, inonda l’aria del suo inebriante profumo.
Punta Pizzu
Ci incamminiamo lungo il sentiero sino ad arrivare ad un incrocio segnalato da cartelli dell’Ente Foreste ed proseguiamo a sinistra verso Punta Pizzu (Punta Su Piciu) e seguendo il sentiero ben visibile si attraversa Sas Vinizolas in direzione Est. La vista da Punta Pizzu è straordinaria e ci da la possibilità di ammirare (iniziando da nord-est in senso orario) il Lago di Posada ed il massiccio di Monte Nieddu alle sue spalle, la valle di Torpè e Posada, in lontananza il Golfo di Olbia, San Teodoro e l’Isola di Tavolara, la costa con Budoni, La Caletta, Siniscola, Monte Senes ed in lontananza, verso sud-sud-ovest, il massiccio del Corrasi.
Punta Cupetti
Dopo una breve sosta ci incamminiamo ripercorrendo lo stesso sentiero sino a raggiungere nuovamente l’incrocio con i cartelli ed affrontiamo il percorso verso Punta Cupeti (Punta Cupetti. Poco prima di affrontare la facile salita verso la punta ci fermiamo a visitare il Cuile Cupeti che sorge ai margini dell’altopiano di Sas Vinizolas. Il Cuile è piccolo e sfortunatamente si trova in uno stato di semi abbandono anche se l’Ente Foreste ha installato un paio di segnali con l’indicazione degli antistanti ovili, ridotti ormai a poco più che un’area definita da un muretto a secco.
Dopo una breve salita ci troviamo in cima a Punta Cupeti (Punta Cupetti), anche qui segnalata con una piccola struttura di sassi, ed ammiriamo il paesaggio mentre il forte vento ci sferza e quasi ci impedisce di rimanere in piedi.
La vista che ci si apre di fronte, anche in questo caso, è magnifica e sterminata. Valli, picchi, gole, magnifiche distese verdi in lontananza e possiamo ammirare una parte del percorso che ci attende.
C’è molta strada da fare e dopo le foto di rito affrontiamo la discesa lungo i canaloni scavati dell’acqua sino ad arrivare nell’altipiano Ena Cupetti che attraverseremo da nord verso sud-ovest e mantenendo come obiettivo due perastri, unici alberi in tutta la valle completamente ricoperta da cespugli di elicriso. Da qui in poi non troveremo più nulla di segnato od alcun sentiero visibile.
Sa Ena Cupetti
L’attraversamento dell’altopiano non presenta difficoltà di sorta se non la presenza massiccia di cespugli (per lo più elicriso) che, in assenza di un’adeguata protezione data dai calzini, potrebbero graffiare le gambe.
Arrivati sul bordo della gola del Riu Siccu ci fermiamo ad ammirare il nuovo paesaggio che ci si apre di fronte. La gola è ripida e profonda 170m dal punto in cui siamo, sulla destra abbiamo S’Adde con i suoi cuili ed in fondo la SP03, di fronte l’altra parete della gola che dovremo affrontare a breve e che, come avevamo già individuato durante la pianificazione a tavolino, sarà la parte più dura dell’intera escursione.
La discesa
Non troviamo nulla di segnalato, nessun millone (omino di segnalazione) e la dura pietra non presenta nessun segno di passaggio e quindi la discesa avviene con un’attenzione ancor maggiore come è d’obbligo in situazioni di terreno così difficoltoso. Unica distrazione un Biacco Carbonarius che si riscaldava al sole e che, appena mi sono avvicinato, ha trovato rifugio tra le rocce di una pietraia.
I Cuili di S’Adde
Una volta arrivati in fondo alla gola ci siamo diretti, seguendo il corso del Riu Siccu (ovviamente non vi era presenza di acqua!!), verso S’Adde ed i cuili che avevamo visto poco prima dalla cresta.
Purtoppo la delusione e la rabbia è stata molta alla vista dello stato degli stessi.
Ogni cuile era circondato da una recinzione in rete di ferro, in molte parti abbattuta, e tutti i cuili risultavano dati alle fiamme e quindi in gran parte distrutti.
Questo non vuole essere un rimprovero nei confronti dell’amministrazione comunale, che anzi si è adoperata per preservare i cuili (anche se le reti di acciaio sono davvero brutte e chiaramente non oppongono molta resistenza ai vandali) ma una denuncia nei confronti di chi, data la vicinanza dei cuili alla strada provinciale, ne fa un uso distruttivo e scellerato accendendo fuochi al loro interno e bivaccandovi durante i picnic domenicali.
L’ascesa – Sa Ena Longa – Sa Ena Manna
Dopo la breve pausa ai cuili riprendiamo il nostro cammino lungo la gola del Riu Siccu sino a raggiungere una formazione rocciosa sulla parete destra che, dalla nostra pianificazione, indicava in punto di attacco per la salita della parete.
È stato fin da subito chiaro che non sarebbe stata una salita agevole a causa della forte pendenza (mediamente del 60%) e della tipologia di terreno.
Giunti in cima ci si apre sulla destra l’altimpiano Sa Ena Minore, che terremo sempre alla nostra destra scendendo lungo la dorsale di una collina che ci porta verso Sa Ena Longa, altro altipiano quasi del tutto privo di vegetazione arborea ed, altresì, completamente ricoperta dalla tipica vegetazione cespugliosa. Da questa ci dirigiamo verso un’altro pianoro chiamato Sa Ena Manna, l’ultima di questa serie di valli che caratterizzano la parte superiore del Montalbo settentrionale. Sa Ena Manna ha la caratteristica di presentare moltissimi perastri da cui è meglio tenersi alla larga a causa delle loro lunghe spine.
Dalla parte nord di Sa Ena Manna iniziamo la nostra ultima ascesa lungo un canalone prima e durissimi campi solcati poi che ci faranno raggiungere la sella da cui scenderemo, nuovamente, verso S’Adde.
La salita risulta dura per la stanchezza accumulata lungo il percorso e per la presenza di campi solcati molto profondi ed ampi oltre alla quasi totale assenza di ventilazione che a metà giornata rende il tutto più difficoltoso.
S’Iscala de Su Ramallete
Giunti in cima ammiriamo la valle S’Adde dalla parte opposta da dove, qualche ora prima, l’avevamo osservata ed iniziamo la discesa prudente ma non difficile lungo S’Iscala e Su Ramallete dove ritroviamo una parvenza di sentiero, probabilmente creato dal passaggio del bestiame che vediamo poco più giù.
La “scala” non è altro che una serie di tornanti stretti a ridosso della parete perpendicolare da cui, nel tratto più caratteristico, si aggetta una formazione rocciosa completamente ricoperta da una stupenda pianta rampicante che non sono riuscito ad identificare. Infine arriviamo alla Strada Provinciale 3 che, percorrendola per alcuni km ci riporterà all’auto, non prima di aver guardato S’Adde da un’altra, stupenda prospettiva, verso la gola di Riu Siccu; veduta che tutte le persone che passano dalla SP3 possono ammirare….
…ma poche ore fa noi eravamo lì.
Il percorso è scaricabile da Wikiloc al seguente link: DOWNLOAD