Montalbo – Punta Catirina – Sa Tumba ‘e Nurai – Omines Agrestes
Gennaio e decidiamo che le vacanze di Natale sono perfette per il trekking sul Montalbo – Punta Catirina – Sa Tumba ‘e Nurai – Grotta Omines Agrestes, condizioni meteo permettendo, ed appena abbiamo intravisto una giornata di assenza di pioggia abbiamo organizzato questa bellissima escursione ad anello con diversi punti interessanti e particolari.
Partenza
Abbiamo scelto di partire dalla Strada Provinciale 3 che unisce Siniscola a Lula e corre lungo tutto il versante NORD del massiccio del Montalbo e di lasciare l’automobile nei pressi di un incrocio molto vicino all’inizio del sentiero di Sa ‘è Mussinu che, però, sarà la nostra via di ritorno in discesa.
Abbiamo deciso di seguire il senso antiorario dell’anello poichè la Ishala ‘e Mussinu è un sentiero di diversi km in decisa pendenza che sale attraverso il magnifico bosco e sarebbe stato, a nostro avviso, più difficoltoso affrontarlo in senso opposto.
Quindi la prima parte dell’escursione si svolge lungo la SP3 e poi, prendendo a sinistra al primo incrocio, lungo la strada che porta verso diverse fattorie ed aziende agricole e la Chiesa del Miracolo. Dopo aver percorso 2.7 km si incrocia la carrareccia che ben presto diviene un sentiero in decisa salita e che porta verso la parete.
Arrivati in cima ci si apre di fronte un bel sentiero che taglia la Janna ‘e Nurai, un bellissimo altopiano boscoso, e sulla destra notiamo l’accennno di un altro sentiero. Incontriamo tre persone del posto a cui chiediamo conferma della posizione della Tumba ‘e Nurai e loro, senza esitare un secondo, ci dicono di seguirli, ci condurranno loro.
Con il caratteristico passo svelto e leggero delle persone abituate agli aspri terreni della Sardegna ci guidano per un sentiero che, dopo un centinaio di metri termina lungo il bordo di una profonda dolina ad imbuto e dal cui fondo si stagliano alti alberi.
Sa Tumba ‘e Nurai
“Ecco Sa Tumba ‘e Nurai!!”, esordisce una delle nostre guide, indicando la voragine con la roncola che portava con se e che sarebbe servita per agevolarsi il passaggio tra la fitta macchia e, devo confessare, con un certo timore ho pensato a quello che si dice accadesse, nei tempi passati, in quel preciso punto in cui mi trovavo e di cui avevo letto alcuni giorni addietro.
Sa Tumba ‘e Nurai, si narra, fosse usata per “lavare” l’onta di un disonore, spesso da parte delle donne, e per ristabilire l’equilibrio sociale della comunità.
In essa venivano gettate le donne fedifraghe e per confermarne l’avvenuta punizione doveva essere attaccato un pezzo di vestito agli alberi che dal fondo vi si ergevano. Leggenda o realtà, l’esser sul bordo della profonda parete ad imbuto mi ha fatto provare una particolare apprensione.
Tornati sui nostri passi e, dopo aver salutato e ringraziato le nostre guide estemporanee, riprendiamo il cammino lungo il sentiero di Janna ‘e Nurai sino ad arrivare ad una zona chiamata Sas Pazatas e poi ad un incrocio con le indicazioni per Sa Kostera – Artudè verso sinistra e Sa Mandra Brujata verso destra.
Verso Sa Kostera
Il nostro percorso preveda la svolta a sinistra ma decidiamo di proseguire verso destra per indagare su questa, a noi sconosciuta, Mandra Brujata.
Proseguiamo per circa 500 metri e non trovando nulla di significativo ed essendoci allontanati sin troppo dal nostro percorso originale decidiamo di accontentarci di un bellissimo punto panoramico con vista verso Irgoli e Galtellì.
Riguadagnato il sentiero verso Sa Kostera proseguiamo sino ad un ulteriore incrocio con indicazioni per Sa Kostera verso sinistra e Sa ‘e Ziglianu (Cuile Chilivros) a destra, direzione che prendiamo per andar a visitare il Cuile e la bellissima zona boscosa circostante.
Riprendiamo il percorso sino ad arrivare all’ennesimo incrocio con i bellissimi ed utilissimi segnali che, questa volta indicano a sinistra Usurtia (Punta Catirina), che percorreremo in seguito dopo aver visitato la Grotta di Omines Agrestes raggiungibile seguendo il sentiero verso destra che indica Sa Kostera – Artudè.
Il sentiero prosegue in forte discesa lungo un bacu sino ad un incrocio sulla sinistra che, invece, si inerpica lungo il fianco della collina. Affrontiamo quella che è tra le più impegnative salite che abbiamo mai affrontato e che ha una pendenza di oltre il 50% e fondo sdrucciolevole ma alla fine si giunge in una zona con diversi anfratti, profonde cengie e grotticelle e, in cima, la Grotta Omines Agrestes.
Grotta Omines Agrestes
La grotta è profonda circa 50m e risale al periodo neolitico durante il quale probabilmente veniva utilizzata per scopi religiosi o funerari. In fondo si trova una scala ‘e fustes che porta ad ambienti interni e sopraelevati con una profondità di ulteriori 45m.
Ci tratteniamo presso la grotta per un pasto leggero e per recuperare le forze per affrontare il resto del nostro percorso ragionando su quando e come fu abitata questa stupenda grotta.
https://www.catastospeleologicoregionale.sardegna.it/rilievo-pdf/0068
Ripartiamo ripercorrendo a ritroso quella che precedentemente risultava una difficoltosa salita ora ci mette alla prova come una ripida e scivolosa discesa. Riguadagnamo, non senza fatica, l’incrocio Usurtia – Punta Catirina e proseguiamo per 1,3 km in costante salita verso Punta Catirina.
Punta Catirina
Ben presto una fitta nebbia in quota ci impedisce di ammirare il paesaggio e non nascondo che ha reso anche pericoloso il percorso sino alla cima.
Ci aggiriamo come fantasmi in un ambiente surreale fatto di bianca e nuda roccia e di bianco ed ovattato cielo dove, d’un tratto appare un segnale, un segnale piantato nella nuda roccia ci indica la via per la cima che raggiungiamo accompagnati dal belato di una capra immersa nella nebbia.
Non abbiamo molto da vedere perchè siamo completamente immersi nel bianco della nebbia ma ci rallegriamo per aver raggiunto, anche questa volta la nostra meta, foto di rito e poi giù, lungo la gola che porta all’altopiano chiamato Campo ‘e Susu.
Campu ‘e Susu
Qui la nebbia viene improvvisamente spazzata via da una leggera brezza e ci da la possibilità di ammirare questo altopiano completamente ricoperto da Elicriso.
Poco oltre il sentiero si divide proseguendo dritto verso i Cuili di Sa ‘e Mussinu e l’omonima scala e verso sinistra verso la più comoda discesa verso il bosco di Mussinu lungo il quale si snoda il sentiero con un percorso di pregevole bellezza immersi nella tipica e fiabesca natura di inizio gennaio.
Completiamo il bellissimo percorso in circa 7 ore uscendo dal bosco a pochi metri dall’automobile.