Trekking dei 10 Cuili – Valle di Lanaitho
La valle di Lanaitho è un posto magico e senza tempo nella quale millenni addietro vi si rifugiavano le genti Iliensi per sfuggire alle persecuzioni dei romani e, la cui conformazione ha fatto si che queste genti riuscissero a trovare in essa un luogo dove vivere in un’isolata pace.
La valle è incastonata tra due alte coste rocciose della lunghezza di oltre 7 km e la parete ad ovest fa parte del massiccio montuoso del Corrasi.
Il luogo molto importante al giorno d’oggi come nell’antico passato è Sa Oche (Sa Ohe), una grotta che con l’attigua e comunicante grotta Su Bentu costituisce un importantissimo ed interessantissimo sistema carsico.
Partenza
Poco prima delle 9, dal posteggio di fronte al “Rifugio” Sa Oche, inizia la nostra escursione che prevede di toccare almeno 10 Cuili e cingere la bellissima gola di Pentumas (Badde Pentumas) in un anello che, in conclusione, ci riporterà nel punto da cui siamo partiti.
Ci dirigiamo lungo la carrareccia che porta in direzione sud verso il monte Tiscali e su questa teniamo ad ogni successivo incrocio la destra per poi trasformarsi in sentiero in salita arrivati nei pressi della gola di Troccos ‘e Corrojos.
Il sentiero è ben mantenuto, piacevolissimo e sale all’interno di un bellissimo bosco e dopo poco raggiungiamo il Cuile Pala de Tinzosos, ampio e mantenuto in uno stato perfetto insieme alla sua Mandra (ricovero per le capre) ed ad un paio di Cumbulas (ricovero dei maiali).
Ripartiamo subito in direzione del Cuile Sa Picca che troviamo dopo aver attraversato una piccola codula ed una “scala” ricavata sul suo fianco. Sa Picca è piccolo e per lo stato di conservazione non è consigliabile tentare di aprirne la porta così, dopo le foto di rito per il giusto tributo anche a questo cuile, ripartiamo verso la cima di Punta Duavidda.
Ben presto il sentiero, che risulta sempre evidente, si trasforma in un percorso segnato da una gran quantità di millones (omini) in ripida salita su roccia solcata dai profondi segni degli agenti atmosferici (campi solcati). L’ascesa, per quanto in alcuni tratti sia notevolmente ripida, risulta affrontabile senza particolari problemi e la vista che si può godere aiuta a rinfrancare lo spirito nel faticoso percorso.
Arrivati in vista di Punta Duavidda quasi non notiamo l’omonimo Cuile che si trova leggermente sulla sinistra del fianco della montagna che in questo punto forma un ampio pianoro. Ad un centinaio di metri si trova Punta Duavidda che, all’interno di una cengia, ospita la mandra di pertinenza del cuile. Ci rifocilliamo ammirando il panorama della Valle di Lanaitho, del Monte Tiscali, del Bacu Doloverre, Badde Doronè e più oltre della lunga cresta che sovrasta la valle di Oddoene costituita dal Monte Tului con ben visibile il tratto della SS 125 “Orientale Sarda” che da Dorgali porta alla Cantoniera di Genna Silana.
Ripartiamo verso la cresta che si affaccia sulla sottostante valletta che divide in due il massiccio montuoso da nord a sud e che nel suo punto più settentrionale prende il nome di Sòvana. La discesa è ripida e solo a tratti è possibile seguire un accenno di sentiero segnato con sporadici omini di pietra e bisogna fare attenzione a non scivolare sulle rocce ricoperte da muschi, la parete è esposta a Ovest e quindi non riceve il raggi di sole se non in pomeriggio inoltrato.
Dall’alto scorgiamo nella radura sottostante la nostra meta, il Cuile Su Lidone, che ci facilita non poco nella scelta della direzione da seguire.
Il Cuile sorge sotto un grande albero in una radura con grandi alberi ed attualmente viene ancora usato dai pastori e cacciatori locali. Poco più a sud e meno visibile vi è il suo Cuile gemello ed omonimo.
Mi sembra, a questo punto, doveroso fare delle precisazioni su questa parte del percorso utili per chi vorrà ripercorrerlo. I Cuili sono per la maggior parte strutture molto vecchie e costituite da legno e ramaglie al cui interno è presente un piccolo rettangolo scavato nella roccia che accoglie il focolare, molto spesso vi si trovano al suo interno alcune pentole, qualche bottiglia di acqua o vino e poco altro, spesso poche cose lasciate dai cacciatori o dai pastori ed è IMPORTANTISSIMO NON ACCENDERE il fuoco al suo interno se non per estremo bisogno e comunque moderando le fiamme il più possibile per non rischiare di incendiare la copertura del cuile stesso. Ognuno di questi cuili è stato costruito o ricostruito da gruppi di persone (locali, pastori, cacciatori) che si sono impegnati per trasportare i tronchi di ginepro e le ramaglie per poi riposizionarli con estrema fatica per mantenerne vivo il ricordo e, non da ultimo, anche l’uso.
C’è, inoltre, da evidenziare che tutta la valle è luogo di caccia e quindi è altamente sconsigliabile avventurarvisi in periodi in cui questa è aperta.
Proseguiamo lungo la codula (gola) verso nord, le cui pareti si fanno sempre più alte sino ad arrivare in un punto in cui un strana conformazione rocciosa sulla sinistra attira la mia attenzione, poteva trattarsi del passaggio che ci aspettavamo di trovare verso il Cuile Hampos Vaglios.
Decidiamo di salire e deviare verso Ovest verso il punto GPS del Cuile. Il percorso è impegnativo ed a tratti anche pericoloso ma diversi indizi (cartucce di fucile, bucce di arance,il belare di capre..) ci spingono ad andare avanti sino a quando quasi non cadiamo in una cisterna per l’acqua ricavata in un grosso spacco nella roccia che, chiaramente, indica che siamo sulla buona strada. Dopo aver saltato l’ennesimo solco, che in questo luogo sono particolarmente profondi, ci ritroviamo in un radura su cui si staglia il grande Cuile di Hampos Vaglios il quale è circondato da altre grandi strutture adibite a ricovero degli animali e degli attrezzi.
Dopo le foto di rito e di una breve esplorazione dei dintorni ci incamminiamo verso Nord per raggiungere la valle di Sòvana sicuri di trovare un sentiero ben segnato ma che ben presto si rivela come un assunto errato e ci ritroviamo a saltare sui campi solcati e districandoci in tratti di fitta vegetazione ma, infine raggiungiamo una piccola gola che sulle nostre mappe era anche parte del sentiero che portava verso Sòvana. La seguiamo sino ad un punto in cui il sentiero lascia la gola, che più giù forma degli alti salti non attraversabili senza adeguata attrezzatura, e si dirige verso nord ed infine si ricongiunge con il sentiro principale di Sòvana-Boccaportu.
Da questo punto in poi il sentiero è facile e ben segnato sino ad arrivare nella Valle di Sòvana in cui diversi omini di notevoli dimensioni e si segnavia indicano l’attacco al sentiero che porta verso il cuile Orthini.
Un centinaio di metri e ci troviamo di fronte al cuile Orthini che attualmente è stato “riconvertito” a baracca di caccia.
Da questo punto sino al Rifugio Sa Oche, dove abbiamo lasciato l’auto, il sentiero in discesa è facilissimo da percorrere con segnavia rosso-bianco e pali con le indicazioni dei punti di interesse che sono:
Cuile S’Aruledda, Cuile S’Uscradu, Cuile Su Vicu, la fonte Su Vicu ed il Cuile Marghine Ruju.